Il calcio in Australia – sopravvivendo tra pregiudizi e xenofobia

Fra poche settimane inizieranno i Mondiali in Brasile.  E l’Australia è tra le squadre meno quotate, con alcune delle migliori squadre nel suo gruppo (Cile, Olanda e Spagna).  Il giornale inglese ‘The Guardian’ ha fatto un’analisi statistica ed ha concluso che infatti l‘Australia avrá i Mondiali piú difficili di tutte le altre nazioni.  Ma allora cos’è il calcio in Australia? non si gioca il rugby laggiú?  Ma se il calcio è davvero di chi lo ama, dovrebbe allora amare un po’ anche il nostro calcio.  Uno sport che ha dovuto combattere contro il pregiudizio e la xenofobia. Che ancora adesso continua a lottare per soppravvivere e farsi notare, in un paese dove questo sport mondiale viene considerato come qualcosa di alieno. Uno sport che rappresenta i moltissimi ‘nuovi australiani’ (e i loro figli) che sono emigrati con la speranza di una vita migliore e che hanno usato il calcio per cercare di sentirsi un po’ a casa.

Il calcio in Australia – contro i preguidizi

È una domanda che molti appassionati di calcio australiani si fanno spesso: Perché un paese cosí britannico, tanto da sentirsi,durante la prima guerra mondiale particamente si piú inglesi che australiani, che ancora adesso hanno la Regina come capo di stato, non hanno adottato il gioco inglese d’eccellenza? Dopotutto il loro sport veramente nazionale è il cricket. Un gioco i inglesissimo. Le ragioni che vengono proposte sono varie. Il fatto è che il calcio non fu codificato in tempo. Cioè quando gli inglesi finalmente finalizzarono le regole, in Australia esistevano già il Rugby (il Rugby a 13 è la versione piú seguita) e il Football Australiano, uno sport inventato e praticato solo in Australia. Inoltre coloro che erano interessati a promuovere questi sport erano già nelle scuole e nei governi, e non favorirono il calcio, negando la sua introduzione nelle scuole, e spazio per giocarlo nei parchi.

Un’ altro fattore molto importante è che la cultura australiana, si inspirava molto allo spirito pioneristico e trovava in sport come il rugby ed il football australiano un’espressione piú adatta al suo carattere, cosa che non avviene nel calcio dove il contatto con gli avversari era piú limitato. Questo è uno dei pregiudizi contro il calcio che esiste tuttora tra alcuni australiani, che il calcio é uno sport debole ed effeminato. Un capitano della nazionale australiana negli anni ’70 scrisse una autobiografia e intitolò il suo libro ‘Wogs, Sheilas and Poofters’ per indicare come il calcio veniva visto nella societá australiana. Wogs è un termine dispregiativo verso gli immigrati non anglosassoni. Sheilas è slang australiano per femmine, e poofters un’altro termine dispregiativo per omossesuali.

Gli immigrati alla riscossa

Nonostante tutto, piú o meno il calcio soppravisse. Ma fu l’influsso di immigrati dall’Europa dopo la seconda guerra mondiale che diede al calcio in Australia un notevole incremento. Italiani, olandesi, greci, serbi, croati, ungheresi, tedeschi ecc. trovandosi in un paese nuovo crearono clubs dove si potevano incontrare e parlare la loro lingua e mangiare il loro cibo. E di consequenza crearono squadre del loro sport. Il calcio.

Les Murray è il piú famoso commentatore di calcio in Australia. Il suo vero nome è László Ürge perchè lui è veramente ungherese, e fuggí dal suo paese da bambino dopo la guerra. Nella sua autobiografia ‘By the Balls: Memoirs of a football tragic‘ Murray spiega benissimo perchè gli immigrati crearono quelle squadre. Perchè, almeno per poche ore durante un pomeriggio di domenica, potevano sentirsi a casa con la loro gente ed il loro sport -il calcio. Per poi svegliarsi presto alla mattina del lunedí per andare in fabbrica a fare il loro monotono e noioso lavoro, in un mondo alieno, faticando e sognando un futuro migliore per i loro figli.

Da quello che mi dicono i veterani, il livello calcistico, tenendo in conto che erano tutti dilettanti, non era male, e gli italiani crearono diverse squadre. A Sydney per esempio il Marconi, e l’Apia.

Il ‘pallone’ del vecchio stadio della squadra di Sydney Marconi

A Melbourne gli italiani hanno formato squadre come il Fawkner Whittlesea Azzurri. Tutte queste squadre militano tuttora nei campionati dilettanti, o semi-professionisti, nei diversi stati della federazione australiana.

Le località dove queste squadre giocano, rappresentano le aree dove si sono stabilite le classi operaie del dopoguerra. Aree non di prestigio. Ma sobborghi dove le case costavano poco. Eppure nei weekend, pur avendo lavorato tutta la settimana, i nuovi immigrati si rimboccavano le maniche e davano loro tempo, denaro e lavoro per costruire le sedi e i campidi gioco tra le fabbriche.

Questo rese il calcio ancora piú alieno tra la popolazione prettamente anglosassone-celtica australiana. Tant’è vero che venne descritto dispregiativamente come ‘wogball’.

Tra queste difficoltà il calcio cercó di soppravvivere. Non aiutato da rivalità storiche tra croati e serbi, o macedoni e greci che espoldevano in tafferugli e risse quando squadre che rappresentavano questi gruppi etnici si incontravano nei campionati. Gli australiani non capivano perchè questo gioco, importato dall’ Europa dovesse essere usato come un’occasione di esprimere antagonismi che non avevano niente a che fare con l’Australia.

Cosí si sviluppó un contrasto culturale dove il calcio era lo sport importato dagli immigranti (con tutti i loro problemi) mentre il Rugby a 13, ed il Football Australiano erano sport ‘veramente australiani’. Questo emarginò il calcio ulteriormente. E i media continuarono a seguire principalmente gli altri sport.

Altri ostacoli e problemi

Inoltre ci furono altri problemi per il calcio australiano. É stato amministrato malissimo (di fatti era soppranominato ‘il bambino ammalato dello sport Australiano’) ed era nella confederazione piú debole della FIFA (Oceania) con minima influenza e senza l’opportunitá di organizzare competizioni di alto livello, dato che a parte la Nuova Zelanda c’erano nazioni come il Tonga, o le Isole Salomone.

L’Australia riuscì a qualificarsi per i mondiali del 1974. Un’impresa enorme se si pensa che la maggior parte dei giocatori non erano professionisti. Ma per i prossimi trent’anni fu un’agonia. Qualificazioni per i mondiali perdute per un soffio, o con nazioni relativamente deboli, o contro nazioni molto più forti quando la FIFA ci fece giocare gli spareggi con squadre sud americane. Mentre il campionato australiano il National Soccer League stentava a sopravvivere. E l’amministrazione era dilaniata su piccolezze e feudi tra i club stessi, che a malapena attraevano 5,000 spettatori.

Qualcosa cambia

Ma lentamente molti australiani cominciarono a capire l’importanza di questo sport globale. Una stazione speciale creata per assistere il multiculturalismo, la SBS cominció a trasmettere i mondiali dagli anni 80. Molti australiani che non avevano avuto l’occasione di vedere il calcio ad alto livello cominciarono ad apprezzarlo.

Una svolta fu durante i mondiali del 2002 in Giappone/Corea. Diversamente dai mondiali in Europa, questi erano praticamente nello stesso fuso orario dell’Australia e questo diede l’opportunità a molti australiani che potevano essere vagamente interessati a vedere delle partite.

Questi mondiali erano i primi dopo le olimpiadi di Sydney che ebbero un gran successo e motivo di orgoglio nazionale. Alcuni politici cominciarono a chiedersi perchè l’Australia non era presente in questa manifestazione sportiva forse più seguita delle Olimpiadi.

Personaggi come Johnny Warren ed altri appassionati di calcio cominciarono ad informarli dello stato pietoso del calcio in Australia. Una commissione fu creata per riformare l’amministrazione di questo sport il vecchio campionato (NSL) fu eliminato e sostituito con uno nuovo, la A-League, con squadre nuove senza connessioni a gruppi etnici.

Il nuovo presidente della nuova federazione la FFA (Football Federation Australia) Frank Lowy (anch’esso un rifugiato ebreo cecoslovacco, che é diventato uno delle persone piú ricche in Australia) convinse Gus Hiddink di allenare la nazionale e riuscí a qualificare l’Australia per i mondiali in Germania nel 2006 dopo 32 anni. Il suo grande successo fu di convincere la confederazione asiatica ad includere l’Australia, dando la possibilitá all’Australia di partecipare a competizioni importanti in Asia.

La A-League cominciò bene, ma con la competizione del rugby a 13 e Football Australiano è ancora difficile raggiungere il livello di popolarità che è presente in nazioni dove il calcio è padrone. Ancora adesso esistono pregiudizi, o il calcio viene dimenticato nei giornali e nelle TV.

Allora se avete l’occasione di guardare una partita con la nazionale australiana pensate a gli immigranti, fra cui moltissimi italiani che hanno tenuto il calcio vivo in Australia, con tutti i pregiudizi e tutte le xenofobie. Basta guardare i nomi dei giocatori della nazionale australiana per notare che ancora adesso la base del calcio è formata da calciatori i cui genitori venirono in Australia per cercare una vita migliore.

Pensate a queste persone, pensate che quei giocatori rappresentano la lotta, la nostalgia, la fatica. Sì, non sarà la nazionale piú quotata ai mondiali, ma il calcio è anche questo.

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